Leoni da tastiera e pecore dal vivo

Ogni volta che torno nella mia casa natale, in provincia di Napoli, mi rimetto a leggere l’opera omnia di Franz Kafka, nonostante non ami molto questo autore e lo trovi complesso e assurdo.

Ieri, un po’ per il caldo soffocante, un po’ perché ero arrivato ad un punto piuttosto oscuro de “il castello”, scrivo su un gruppo fb di letteratura un post in cui definisco questo romanzo “un po’ pesantuccio”.

Apriti cielo! Come al solito, viene giù una gragnuola di critiche ed insulti da parte di accademici parrucconi che si sentono indignati per il fatto di aver offeso cotanta opera letteraria.

Mi sono arrivati anche commenti come il solito “allora leggi Fabio Volo”, battutine idiote come “avrebbe potuto ambientarlo in Umbria e intitolarlo -castelluccio da Norcia-“, per finire poi, trionfalmente, con un secco e reciso “SMETTI DI LEGGERE LIBRI”.

Che la gente sia frustrata dalla sua vita e ne approfitti dei social per vomitare sul prossimo la propria frustrazione non è una novità; e la valanga di critiche piovutami addosso ieri non mi fa più incazzare, a differenza di anni fa (quando diventavo proprio come Zerocalcare in una sua mirabile storia intitolata, appunto, “i litigi su internet”).

Mi sono creato come una corazza addosso, contro gli insulti, in questo tempo di frequentazione social, dall’ormai lontano duemilaotto: ma il punto è: quanto deve stare male la gente per essere ridotta a scagliarsi contro un utente che non conosce? Quanta sofferenza, dolore, deve avere introiettato, per doverla riversare sul primo che capita?

Oppure no, magari non è così: magari questa non è gente sofferente, è gente solo maligna e pavida, che dal vivo non oserebbe dirti una parola cattiva, ma sul web, protetta dallo schermo, tira fuori il peggio di sé.

E, purtroppo, in assenza di moderatori e regolamentatori, bisogna fare giustizia da sé, e “bloccare” a più non posso…

Certo, fa male ed è “brutto” comportarsi così; ma come diceva Nanni Moretti in un suo celebre film “io mi devo difendere”.

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